“Le quote a favore delle donne migliorano l’immagine ma non la realtà”
Dichiarazione di SKEVI KOUKOUMA, parlamentare di AKEL (Cipro), segretaria generale del POGO (Federazione delle donne cipriote) e vice presidente della FDIM.
4° marzo 2016, Nicosia
4° marzo 2016, Nicosia
I partiti DISY, EDEK e DIKO stanno presentando una proposta di legge che prevede un sistema di quote per le donne in una proporzione di 2/5 negli organismi direttivi delle organizzazioni semi-governative. Prima di tutto, la leadership di DISY dovrà rispondere alla domanda perché ci tiene così tanto alla presenza delle donne nelle organizzazioni semi-governative, quando sta cercando con tutti i mezzi di svenderle.
La sottorappresentanza delle donne nei luoghi decisionali è un problema reale. Tuttavia, il movimento delle donne progressiste e il più ampio movimento della sinistra sono stati sempre in disaccordo con l’introduzione delle quote per le donne, perché, a prescindere da qualsiasi intenzione, funzionano in una maniera degradante riguardo alla capacità delle donne. Inoltre, le quote non affrontano alla radice il problema. Il motivo principale per cui le donne sono sottorappresentate nella vita pubblica non sta negli stereotipi sessisti e nella sottovalutazione della capacità delle donne. Questi sono smentiti quotidianamente dalle donne stesse in tutti i settori della vita. La causa principale risiede nel fatto che le donne che lavorano oggi sono chiamate a svolgere contemporaneamente molteplici ruoli e responsabilità – il lavoro, la maternità, la famiglia – un fatto grave che riduce il tempo e le opportunità per loro di essere coinvolte in attività politiche, lotte sindacali e organizzazioni di massa. Le donne devono far fronte a molti più ostacoli e difficoltà contro i quali combattere per poter partecipare attivamente alla vita socio-politica.
La sottorappresentanza delle donne nei luoghi decisionali è un problema reale. Tuttavia, il movimento delle donne progressiste e il più ampio movimento della sinistra sono stati sempre in disaccordo con l’introduzione delle quote per le donne, perché, a prescindere da qualsiasi intenzione, funzionano in una maniera degradante riguardo alla capacità delle donne. Inoltre, le quote non affrontano alla radice il problema. Il motivo principale per cui le donne sono sottorappresentate nella vita pubblica non sta negli stereotipi sessisti e nella sottovalutazione della capacità delle donne. Questi sono smentiti quotidianamente dalle donne stesse in tutti i settori della vita. La causa principale risiede nel fatto che le donne che lavorano oggi sono chiamate a svolgere contemporaneamente molteplici ruoli e responsabilità – il lavoro, la maternità, la famiglia – un fatto grave che riduce il tempo e le opportunità per loro di essere coinvolte in attività politiche, lotte sindacali e organizzazioni di massa. Le donne devono far fronte a molti più ostacoli e difficoltà contro i quali combattere per poter partecipare attivamente alla vita socio-politica.
Pertanto, se vogliamo vedere più donne impegnate in politica dobbiamo migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, e questo vale soprattutto per le donne lavoratrici che rappresentano la stragrande maggioranza. Stiamo lottando per il progresso della società, il sostanziale miglioramento nella vita delle donne stesse e non per un miglioramento artificiale di un’immagine.
Quindi, invece di promuovere la controversa politica delle quote, il governo, DISY e DIKO avrebbero dovuto ricordarsi dell’uguaglianza quando il presidente della Repubblica nominò solo una donna nell’Ufficio di Gabinetto e ciò dopo le proteste della società. DISY inoltre avrebbe dovuto essere più sensibile riguardo ai casi di comportamento ultrasessista dei propri parlamentari. Avrebbero dovuto riflettere che quando il governo cerca di imporre l’apertura degli esercizi commerciali con orario illimitato, ciò si traduce in centinaia di lavoratrici che in tutta Cipro sono costrette a lavorare con turni di 10 e 12 ore al giorno, senza più tempo per le loro vite, le famiglie e le attività sociali.
Infine, sottolineiamo che il criterio per misurare la progressività e la capacità di chiunque sia impegnato in politica non è sesso. La politica della Thatcher, e ora quella della Merkel, non fanno gli interessi delle donne. Al contrario, sono politiche che attaccano le condizioni dei lavoratori e sono doppiamente pesanti per le donne lavoratrici. Questo è il motivo per cui non dobbiamo dimenticare questo aspetto, che è molto più sostanziale: quali politiche vengono attuate da quelle donne che sono già nei centri decisionali e a vantaggio di chi vanno tali politiche?